L’artrosi è spesso considerata una patologia lieve, cronica, ma gestibile. Tuttavia, esistono forme cliniche più gravi che possono compromettere in modo significativo la qualità della vita.
Quando possiamo parlare di artrosi avanzata?
Solitamente, l’artrosi si presenta con una sintomatologia moderata: lieve dolore e una discreta limitazione funzionale. Tuttavia, esistono forme più aggressive, come l’artrosi erosiva. È una condizione che può insorgere anche in età relativamente giovane, attorno ai 40-50 anni, e che evolve rapidamente distruggendo le articolazioni interfalangee, principalmente, ma anche le metacarpo-falangee. Il quadro clinico è ben più severo: le dita si presentano tumefatte, con deviazioni assiali, e il dolore si associa a una limitazione funzionale molto marcata.
Un’altra manifestazione nota sono i noduli di Heberden. Si tratta di protuberanze che si sviluppano sulla parte dorsale delle articolazioni interfalangee distali. Possono comparire lentamente, quasi in modo silente, oppure in maniera più brusca, dopo una fase acuta caratterizzata da arrossamento articolare. In entrambi i casi, la presenza di questi noduli rappresenta una forma di degenerazione articolare che può interferire con i movimenti fini della mano.
E i noduli di Bouchard?
Anche qui siamo di fronte a un segno tipico dell’artrosi, ma che colpisce le articolazioni interfalangee prossimali. In questo caso, la deformità è causata dalla rapida degenerazione dell’articolazione, con la formazione di osteofiti — ossia veri e propri speroni ossei — che ne aumentano il volume e limitano il movimento. Anche in questo caso, dolore e perdita di funzionalità sono sintomi molto frequenti.
Quando è opportuno rivolgersi allo specialista?
Quando il dolore si fa persistente, o si nota una progressiva deformazione delle dita, non bisogna aspettare. Intervenire precocemente con una diagnosi accurata e un piano terapeutico mirato è fondamentale per rallentare la progressione della malattia e preservare la funzionalità articolare.
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