Scorrono instancabili sulle tastiere dei computer, impugnano mouse e smartphone per ore, stringono joystick e gamepad nei momenti di svago e il pericolo tendiniti è dietro l’angolo. Le mani, oggi più che mai, sono sotto pressione: instancabili protagoniste della nostra vita digitale, costrette a movimenti ripetitivi che non erano mai stati così frequenti nella storia. E il conto spesso arriva sotto forma di un dolore subdolo e improvviso: la tendinite. Si parla tanto di tendiniti, ma di preciso molti non sanno di cosa si tratti. La tendinite è un’infiammazione di un tendine o della sua guaina. Proprio quel tessuto che lo circonda, tende ad infiammarsi più facilmente in seguito all’uso ripetuto di quel distretto corporeo. E la mano, con il polso, è uno dei più esposti. Non esiste una mano “predisposta” che possiamo riconoscere a colpo d’occhio. “La predisposizione anatomica conta, ma il vero fattore di rischio è l’uso ripetuto.”

Chi rischia di più: professioni e gesti quotidiani

Non solo impiegati e gamer: parrucchieri e parrucchiere, costretti a ripetere per anni gli stessi gesti sono tra le categorie più colpite. Ma anche il “giardiniere della domenica” non è immune: “Chi fa un lavoro sedentario e poi nel weekend pota il giardino per due ore di fila può sviluppare un’infiammazione importante ai flessori delle dita o del polso”.

Come riconoscere una tendinite

Il sintomo tipico? Dolore “a chiodo”, spesso simile a un bruciore nel palmo della mano, seguito da una limitazione dei movimenti. La diagnosi si fa già con una visita accurata, accompagnata dal racconto del paziente. “Basta spesso una semplice ecografia per capire la gravità del problema. La risonanza è riservata ai casi più complessi.”

Le patologie più comuni: dalla “malattia delle balie” al dito a scatto

Una delle tendiniti più frequenti è la malattia di De Quervain, descritta nel primo Novecento e allora nota come “la malattia delle balie”. Oggi colpisce spesso le neomamme: “C’è una componente meccanica, legata al sollevare il bambino, e una ormonale, che aumenta i liquidi nelle guaine dei tendini”, racconta Merello. Risultato: tendini ingrossati che faticano a scorrere sotto il loro “ponticello” fibroso, causando dolore intenso. Parente stretta è il dito a scatto, dove il tendine che piega il dito rimane intrappolato sotto una piccola puleggia, finendo per scattare quando riesce a superarla. Nei casi più gravi il dito resta bloccato, costringendo il paziente a sbloccarlo con l’altra mano.

Dalla prevenzione alla chirurgia delle tendiniti: cosa fare

“Il primo rimedio è il riposo, magari con l’ausilio di un tutore (senza diventarne schiavi) e ghiaccio per ridurre infiammazione e dolore. Poi farmaci antinfiammatori, terapie fisiche (ultrasuoni, laser, tecar) e, nei casi più resistenti, infiltrazioni di cortisone. Se usato correttamente è un presidio terapeutico importante”. Quando nulla funziona, resta la chirurgia: piccoli interventi in day-surgery, in anestesia locale, che in pochi centimetri liberano il tendine dalla guaina fibrosa, permettendogli di tornare a scorrere liberamente. Nel giro di una ventina di giorni il paziente riprende le normali attività. “Le mani sono strumenti sofisticatissimi e meritano cura e rispetto”.